L'ODIO
Mathieu Kassovitz
Francia
Una giornata in una delle tante banlieue parigine. Un giorno uguale a molti altri per l'ebreo Vinz, il maghrebino Said e il nero Hubert. Se non fosse che un loro amico, il sedicenne Abdel, è stato pestato dalla polizia in seguito agli scontri della notte precedente e adesso è sospeso tra la vita e la morte in ospedale. Durante i tumulti, Vinz ha trovato la pistola persa da un agente. Il ragazzo giura che la userà per vendicarsi, nel caso in cui Abdel muoia. Con un occhio a tanta cronaca francese e al meglio del cinema americano di genere, omaggiato nelle citazioni di Scarface di Brian De Palma, Il cacciatore di Michael Cimino e soprattutto Taxi Driver di Martin Scorsese, in quella scena di Vinz allo specchio che rifà Robert De Niro e fa esplodere tutta la bravura e l'intensità drammatica che consacrano il talento di un giovane Vincent Cassel. Kassovitz, meritatamente premiato per la migliore regia al Festival di Cannes, ha realizzato un film diventato cult...
con Abdel Ahmed Ghili, Saïd Taghmaoui, Hubert Koundé, Vincent Cassel, Karim Belkhadra
8€; 7€ ridotto (6.50€ per Amici, Più che Amici, Sostenitori). Riduzioni valide dal lunedì al venerdì.
Versione originale con sottotitoli in italiano
In un quartiere periferico parigino (i francesi li chiamano le cité), scoppia il vento della rivolta dopo il pestaggio del sedicenne Abel da parte della polizia. I giovani della banlieu scendono in strada e si battono tutta la notte con gli agenti. Tra loro ci sono tre amici: l'ebreo Vinz, il maghrebino Said e il nero Hubert, un trio di disoccupati, arrabbiati e senza futuro. La giornata balorda dei tre giovani disperati ha inizio quando Vinz, che ha trovato una pistola d'ordinanza persa da uno sbirro durante gli scontri, decide di usarla. Diretto da Matthieu Kassovitz, un venticinquenne di talento, in un bianco e nero splendido, e parlato con un dialetto non facile da tradurre, L'odio è un film durissimo che ha totalizzato milioni di spettatori in Francia, ottenendo anche il premio per la miglior regia a Cannes nel 1994.
Recensione di Pierfranco Bianchetti