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Il Patto di gemellaggio è stato sottoscritto in via definitiva e ora si riprende a lavorare alla cooperazione internazionale tra Reggio Emilia e Sarajevo Centar con uno slancio ancora più intenso.

Ieri nel pomeriggio, infatti, si è svolto l’incontro istituzionale più importante della missione reggiana a Sarajevo: nella Municipal City Hall, il sindaco di Sarajevo Centar Srdan Mandić e comune di Reggio hanno firmato il Patto di gemellaggio, alla presenza dell’ambasciatore d’Italia in Bosnia Erzegovina Marco Di Ruzza.

In occasione della firma di ieri, è stato donato il Primo Tricolore, riconoscimento della città di Reggio Emilia, alla Municipalità di Sarajevo Centar.

Dopo l’incontro con le istituzioni oggi si sono svolti incontri di carattere economico e sociale al Centro per l’imprenditorialità, alla Camera di commercio, al Centro sport e tempo libero, al Centro per l’invecchiamento attivo, alla piscina di Sarajevo con Spid Klub (unica società sportiva di nuoto per disabili di tutta la Bosnia-Erzegovina).

A Sarajevo

Il programma della missione reggiana è stato particolarmente denso. Oltre alla cerimonia istituzionale che del 12 luglio, la delegazione ha incontrato i rappresentanti della Camera di commercio di Sarajevo; le associazioni che hanno progetti attivi con Reggio Emilia e sono riunite nella fondazione Cure di Sarajevo; il centro culturale Ars Aevi e alcuni rappresentanti del Consiglio interreligioso.

Alcuni momenti sono stati dedicati alla storia recente della Bosnia Erzegovina. Fra questi, l’11 luglio la visita alla Galleria dedicata alle vittime del genocidio di Srebrenica.

A chiudere la missione, si è svolta la visita all’Ars Aevi, museo d’arte contemporanea fondato durante l’assedio di Sarajevo come movimento di resistenza culturale alla guerra in Bosnia-Erzegovina. Nel 2009 Ars Aevi aveva realizzato a Reggio Emilia la mostra promossa dall’Amministrazione comunale presso lo Spazio Gerra, la Sinagoga, la Galleria Parmeggiani e via Sani.

A seguire, al Cimitero di Bare la visita e l’omaggio alla tomba dell’eroe di Sarajevo Jovan Divjak. Nato nel 1937 e mancato un anno fa, Jovan Divjak era un colonnello quando, nel 1992, decise di lasciare l’esercito jugoslavo e di aderire a quello bosniaco per difendere la “sua” Bosnia-Erzergovina dall’aggressione esterna. Nominato generale e numero due dello Stato maggiore bosniaco durante la guerra del 1992-1995, organizzò la resistenza, salvò centinaia di vite e ha fondato nel 1994 l’associazione “L’educazione costruisce la Bosnia Erzegovina”, che aiuta gli orfani di guerra e di cui è stato presidente fino alla scomparsa. Ha ricevuto riconoscimenti e premi a livello internazionale, ha raccontato la sua storia nel libro “Sarajevo mon amour”. Fu ospite a Reggio Emilia nel 2009.

"La verità è che Sarajevo – dichiarò Divjak - si salvò innanzitutto moralmente. Perché chi è moralmente determinato a difendersi è più forte di chi attacca. Gli abitanti si misero a difesa non solo della propria città, ma di un’idea di convivenza che a Sarajevo si respirava da sempre”.

Si è poi svolta la visita al Museo Tunnel di Sarajevo, con il presidente del Consiglio comunale di Sarajevo Centar. Durante l’assedio di Sarajevo fu costruito dagli assediati bosniaci un tunnel, con lo scopo di collegare la città di Sarajevo, interamente isolata e circondata dalle forze serbe, con un’altra e molto più estesa parte del territorio bosniaco, passando al di sotto dell'area neutrale dell’aeroporto istituita dalle Nazioni Unite. A partire dal gennaio 1993, fu scavato il tunnel di Sarajevo, da parte di volontari bosniaci che lavoravano su turni di 8 ore. La galleria fu completata a metà del 1993, il che permise alle riserve alimentari e agli aiuti umanitari di raggiungere la città, e alla popolazione di fuggire. Il tunnel, alto appena 1,6 metri e largo 80 centimetri per una lunghezza di 800 metri, contribuì in maniera fondamentale a salvare Sarajevo.

Percorso di gemellaggio

Il percorso di gemellaggio tra Reggio Emilia e Sarajevo Centar inizia nel 2019, con l’approvazione da parte del Consiglio comunale di una mozione che impegnava la Giunta ad attivare un dialogo con la Municipalità di Sarajevo Centar. A questo atto sono seguiti diversi momenti di confronto per attivare l’iter di gemellaggio, prima in presenza a Sarajevo e poi a distanza, a causa della pandemia. Risale al gennaio 2021 la decisione del sindaco di Sarajevo Centar di avviare l’iter per l’attivazione del gemellaggio.

A novembre 2021, infine, il passaggio in Sala del Tricolore con l’approvazione del Patto di gemellaggio da parte del Consiglio comunale. Lunedì 9 maggio, durante la riunione del Consiglio comunale, il gemellaggio venne siglato per la sua prima volta, a Reggio Emilia.

Il gemellaggio tra Reggio Emilia e Sarajevo Centar vede un forte coinvolgimento, supporto da parte di diverse istituzioni e organizzazioni della società civile reggiana, che negli anni passati e in quelli più recenti ha permesso di mantenere vivo lo scambio e la programmazione tra le due città grazie a progetti di solidarietà e sui diritti umani, quali ‘Pita e Pasta di Pace’, ‘Most’ (che significa ‘ponte’) e le iniziative per il 25° Anniversario del genocidio di Srebrenica, promossi in collaborazione con Iscos Emilia-Romagna, Cisl Reggio Emilia, Istoreco, Fondazione Mondinsieme, Cooperativa sociale Madre Teresa, comitato Cittadini di via Roma, associazione MirniMost, compagnia Pietribiasi-Tedeschi, Agesci e altre associazioni.

Diverse le iniziative che hanno visto protagoniste le scuole reggiane, in particolare Bus Pascal e Filippo Re, con analisi e approfondimenti storici e culturali sui Balcani e la Bosnia in particolare.

Infine in questi ultimi anni si è ulteriormente rafforzata la collaborazione con Fondazione E35 per attività collegate alla progettazione europea e di cooperazione.

Perchè Sarajevo Centar

Sarajevo Centar rappresenta il cuore politico e amministrativo della Città metropolitana e del Cantone di Sarajevo (composto da 9 Municipalità), nonché dello Stato, ospitando la gran parte delle istituzioni del Paese. Costituisce inoltre la Municipalità simbolo per il Paese, una delle zone maggiormente colpite durante l’assedio in quanto sede delle più importanti istituzioni. Nel cuore di Sarajevo Centar oggi sorge, sul fiume Miljacka, il ponte Suada e Olga, una volta chiamato Vrbanja: un luogo simbolo nella storia del Paese, dove il 5 aprile 1992 ebbe di fatto inizio la guerra in Bosnia Erzegovina. Si tratta di un luogo simbolo anche per l’Italia: nei suoi pressi, il 3 ottobre 1993, venne ucciso Gabriele Moreno Locatelli, dei Beati i costruttori di Pace, mentre sul ponte manifestava per una soluzione pacifica della guerra civile.

Sarajevo Centar rappresenta il principale centro per il commercio e gli investimenti in Bosnia Erzegovina e ospita importanti poli culturali, museali e educativi, tra cui il progetto Ars Aevi e il Teatro Nazionale. La Municipalità - che è sede delle organizzazioni internazionali e della diplomazia, nonché delle principali strutture sportive, sanitarie, universitarie - è luogo simbolo del dialogo interculturale e religioso della capitale.


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Ultimo aggiornamento: 29-02-2024, 12:51