Salta al contenuto

Contenuto

Sono in via di conclusione i lavori di restauro e valorizzazione funzionale del Palazzo, l’ala sud unica superstite della settecentesca Reggia estense di Rivalta a Reggio Emilia. Contestualmente, stanno volgendo al termine gli interventi di riqualificazione del Giardino segreto, area verde annessa allo stesso edificio.

Il Palazzo, proprietà del Comune di Reggio Emilia così come l’area del Giardino segreto, è stato sottoposto a intervento nell’ambito del Progetto Ducato Estense, che ha assegnato a Reggio Emilia un totale di oltre 16 milioni di euro di finanziamenti per il restauro, la riqualificazione e la valorizzazione funzionale di beni culturali legati ai secoli del Ducato. Di questi, circa 2,5 milioni di euro sono stati destinati a Palazzo e Giardino segreto.

Visite pubbliche guidate

Il 6 e 7 aprile prossimi, grazie ai volontari di Insieme per Rivalta e alla collaborazione delle Ggev-Guardie giurate ecologiche volontarie, sarà possibile visitare Palazzo e Giardino segreto, negli orari 9 - 12.15 e 15 – 17.30.
La visita guidata dura circa un’ora ed è suddivisa in quattro tappe:

1) presso il Cedro monumentale nella Corte ducale;

2) gli spazi interni del Palazzo Ducale;

3) e 4) il potager o giardino segreto.

0122.jpg

Il nuovo Parco della Reggia di Rivalta non è ancora accessibile per i lavori in corso; il Palazzo Ducale, pertanto, in questa fase, non è raggiungibile dal percorso ciclo-pedonale del parco fluviale del Crostolo, ma solo dalla strada statale 63, via dei Combattenti.

Palazzo

Nel Palazzo, si è provveduto al consolidamento strutturale complessivo del monumento, al restauro dei fronti esterni e del piano rialzato nella parte in cui ancora oggi sono presenti, all’interno, i cicli decorativi attribuiti al pittore Giacinto Venturi assicurandone, per questi locali, la piena funzionalità.

Reggiadirivalta.jfif

L’intervento è stato l’occasione per acquisire alcune ulteriori informazioni sulla storia materiale del monumento, con approfondimenti che hanno permesso la ricomposizione filologica della sua immagine e l’eliminazione di interventi incongrui realizzati negli anni precedenti. E’ il caso della facciata prospiciente la Corte d’onore: al Piano nobile, la copertura del corridoio è tornata ad essere ‘velata’, come in origine, dalla balaustra ricostruita e la scaletta di accesso, prima presente, è stata sostituita da una scala ad andamento semicircolare, di cui si è ritrovata la fondazione.

Grazie alla permanenza di alcune importanti tracce delle coloriture autentiche, si è potuto ripristinare l’originale cromia con i fondi di color rosa ‘come l’aurora’ e un colore avorio per le parti in aggetto.

I restauri murari esterni delle facciate hanno portato alla ricomposizione originale, con alternanza di finestre monumentali e finestre tamponate a decorazione trompe l’oeil e stesura degli intonaci filologici.

0110.jpg

I locali interni sono ora liberi dalle superfetazioni funzionali realizzate fino ad alcuni decenni or sono e a questi ambienti sono stati consegnati i colori e le pavimentazioni originali recuperate; durante le operazioni di descialbo, sono riapparse negli ingressi alle stanze dal corridoio, le indicazioni delle originali funzioni come ad esempio ‘Camera di risserva’ o ‘Ingresso all’alloggio del medico’.
Si è provveduto al restauro pittorico delle due sale principali della torre est. Notevole, tra le sale monumentali, quella caratterizzata da un Trompe l’oeil del pittore modenese Giacinto Venturi (allievo di Francesco Stringa), che si occupò della dipintura dell’architettura e degli ornamenti impiegando per lo più pitture ad olio e tempera.

0132.jpg

Le decorazioni apparivano lesionate con distacchi e con abbondanti depositi carboniosi e polveri. L’intervento di restauro si è svolto nello spirito conservativo, pulendo le superfici e consolidandole, riconsegnando così alle stanze l’originale brillantezza, seguendo le indicazioni della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
Le nuove dotazioni impiantistiche (elettriche, meccaniche, idriche e antincendio) e il miglioramento della accessibilità agli spazi, con puntuale superamento delle barriere architettoniche e percorsi adeguati, rendono il piano rialzato fruibile.

0137.jpg


Giardino segreto

A sud del Palazzo ducale, si trova il Giardino segreto, di cui è previsto il ripristino del disegno storico, così come descritto dall’antico disegno di Alfonso Tacoli. Lo spazio viene suddiviso in nove porzioni rettangolari, sei di queste circondate da un filare di alberi da frutto lungo il perimetro (peri, ciliegi, pruni, peschi) e coltivate con specie orticole all’interno.

0131.jpg

Il perimetro è definito dal muro originale che rendeva il Giardino segreto, un spazio intimo e racchiuso rispetto alla vastità del parco. Il recinto murario, forte testimonianza del passato, diventa catalizzatore della memoria. Il muro viene pensato come rovina archeologica strettamente interconnesso con la vegetazione esistente e integrato con gabbioni metallici che ne ricalcano l’antico perimetro garantendo la chiusura del parco.

Al centro del Giardino segreto è stata riscoperta, restaurata e rimessa in funzione l’originaria fontana quadrilobata. Altre due piccole fontane sono state recuperate lungo il muro sud a seguito delle attività di pulizia e scavo.

Architettura

L’architettura del Palazzo di Rivalta è basata sulla composizione e il linguaggio neoclassico i cui elementi caratterizzanti sono ancora ben distinguibili e risentono delle influenze illuministiche della seconda metà del Settecento: la simmetria, la progressione degli elementi, la gerarchia e la moderazione. Questo profilo estetico e culturale originale è al centro del complesso intervento di restauro, recupero funzionale e valorizzazione dell’edificio.

Un progetto che rispetta la storia e l’identità del complesso monumentale, misurandosi con il superamento dei ‘segni’, lasciati dal tempo e dai rivolgimenti politici, e con le istanze di valorizzazione e attrattività alla scala di quartiere, cittadina, nazionale e internazionale, di fatto in linea con il rilievo storico e politico, italiano ed europeo, degli Estensi in otto secoli di dinastia.

La Reggia era un’importante opera scenografica fatta per stupire, ma sistematicamente ‘controllata’ e ‘razionalizzata’ in cui, attraverso l’impiego di scorci visivi e l’uso della prospettiva, ampliava lo spazio e invitava l’interesse del visitatore a nuovi e magnifici spazi al di là dei porticati esistenti.

Lo studio della prospettiva era attentamente esteso nei trompe l’oeil presenti nella facciata ed in particolare nel portale archivoltato parallelo al sottoportico di accesso al giardino segreto, era rappresentato, fra finte architetture, la prospettiva di un giardino.

Nella torre est, sulla facciata meridionale ed in quella di levante, sono presenti tre meridiane, ora consolidate, due delle quali del tipo alla francese (l’ombra proiettata dall’intero gnomone indica l’ora del giorno ed il periodo dell’anno) ed una italica alla campana (in cui l’ora è indicata dall’ombra della sola punta dello gnomone).

Cenni e curiosità storiche

La zona pedecollinare del comune di Reggio Emilia è da stata per secoli luogo di villeggiature delle famiglie nobili e in Rivalta, nell’area in cui sorgerà la Reggia, era da tempo presente un importante Palazzo delle Delizie appartenuto al principe Borso d’Este prima, a suo figlio Foresto poi.

Ampliato per farne la residenza del Signore di Modena e Reggio, alla sua morte fu abbandonato e Foresto accondiscese alle richieste del nipote Francesco, che diverrà il duca Francesco III d’Este, per farne un luogo in cui stare vicino Carlotta d’Orleans, sua moglie, nipote del re di Francia e amante del bel vivere, che nel frattempo era impegnata nella ristrutturazione di Rivaltella.

I lavori iniziarono nel 1724 in continuità con l’edificio precedente, tesi confermata dai recenti studi pubblicati di Walter Baricchi e Alberto Cadoppi nei quali si riporta la testimonianza coeva del cronista Febo Denaglia: “ …Il palazzo è grandioso, e vago, ma come che alzato già sul vecchio ha i suoi notabili difetti. Pure è magnifico, vasto con due grandi, e lunghe ali laterali, vari torrioni con un gran cortile”.

L’ideazione e la progettazione della Reggia è attribuita, dalle fonti, a Francesco con la direzione tecnica dell’architetto reggiano Giovanni Maria Ferraroni: “…il giovane marito si sentì stimolato a compiere una grande impresa architettonica per far bella figura con l’impegnativa e altolocata moglie, abituata ai grandiosi palazzi, Versailles sopra tutti”.

Nella rinnovata forma, la parte centrale del Palazzo (ora distrutta) era destinata al Signore, ai suoi dignitari e ospiti, mentre le due ali che definiscono la Corte d’onore, a luoghi di servizio e alloggi per il personale.

Nella descrizione riportata nel Bollettino storico reggiano del giugno 2017 di Alberto Cadoppi “… un Palazzo di chi impera, e regna” si illustra un inedito poema manoscritto settecentesco riguardante la Reggia di Rivalta con una puntuale descrizione del Palazzo:

“…Aquile, Gigli, e Poggi il muro alzorno/A tal, che il tetto a ognun, s’asconda e copra;/Tra cento balaustri e loggie intorno/Appar più altera, e più brillante l’opra; tal l’eleganza è del real soggiorno, / ch’uom non v’è, che difetto in Lei discopra:/Il liscio aspetto un primo albor d’aurora, /il resto un bianco cenerin colora”.

Forte fu l’influsso francese nelle finiture e negli arredi com’è testimoniato dal poeta Pietro Antonio Margini, consigliere della Corte che si occupò degli edifici ducali a Reggio: le murature del piano terreno erano caratterizzate dal rivestimento ligneo (boisè) laccato bianco con cornici dorate (a destra con l’ingresso alle spalle), con damaschi di color verde e ornamenti floreali nell’altro appartamento. Le superfici voltate nella Gran Sala e nella Galleria erano affrescate dalle sapienti mani del quadraturista Giacinto Venturi e del figurista Francesco Vellani con scene in rappresentanti “Amor, le Grazie, il Riso e i Genj apparte/fra Gigli, e fior con musici strumenti”.

Le pavimentazioni, nella parte nobile del complesso, erano in legno intarsiato a diversi disegni la cui presenza, rinvenuta dall’architetto Baricchi, è ancora testimoniata nella Torre di nord. Alla ricchezza del corpo centrale si contrapponeva la sobrietà delle stanze nelle ali, una delle quali oggetto di intervento, in cui le superfici verticali ed orizzontali erano dipinte con semplice scialbo di calce, le pavimentazioni in tavelle o quadrotte di cotto ed arredate con estrema sobrietà: un semplice tavolino di pioppo, due sedie di noce e, quando la stanza era camera da letto, un letto alla francese con materasso.

I risultati delle stratigrafie, effettuate in preparazione ai lavori di restauro attuali, ben descrivono, confermandolo, il modesto livello di finitura in questi luoghi, scialbi di calce occultate nel tempo da successivi tinteggi, sovente eseguiti con tempere magre e idropitture per interni. I lavori edili si conclusero alla fine degli anni ’30 del Settecento, periodo confermato dalle bolle di pagamento ancora conservate presso gli Archivi fra le quali si legge per il tinteggio degli esterni “… Terra rossa per tinte di facciata…”, “…terra verde a far vernice cò biacca per balaustrate nela terrazza…” (1737).

La conferma dei lavori finiti ci viene dall’Inventario del Palazzo di Rivalta conservato presso la Biblioteca municipale Panizzi di Reggio Emilia. In questo documento vi è un’attenta descrizione dei contenuti delle stanze appartenenti all’oggetto di intervento, con la sola eccezione della parte di edificio di ponente di cui è presente solo l’ultimo piano completato mentre i restanti, fra i quali il mezzanino, probabilmente saranno finiti fra il 1830 e il 1839 quando questa parte fu occupata da una guarnigione tedesca. A tale ultima fase è ascrivibile la variazione della tipologia dei solai lignei con l’infittimento dei piani e in particolare la ripartizione degli stessi che soffoca, dimezzandola, la volumetria del piano corrispondente all’ordine monumentale delle finestre in particolare del piano rialzato, oltre al voltone passante verso il Giardino segreto.

Il complesso monumentale necessitava di continui interventi manutentivi, tant’è che nel 1765 il Tarabusi annota una riparazione nel tetto, perché era stata “… costruita nel principio in tal maniera che non poteva di meno non dare una quotidiana spesa di quelle che dà”.

Fino al sesto decennio del XVIII Secolo la Reggia fu occupata dalla Famiglia Ducale, la cui presenza diminuì per i nuovi impegni assegnati al duca quale governatore della Lombardia austriaca. I grandi stravolgimenti politici dell’Europa a seguito della Rivoluzione francese, accelerarono il decadimento della Reggia, che fu spogliata e il corpo centrale atterrato nei primi anni dell’Ottocento.

Il cosiddetto ‘Palazzone’ superstite fu poi occupato da colerosi, seminaristi e recentemente, durante la seconda guerra mondiale, da sfollati, gruppi che non modificarono significativamente l’assetto distributivo e la facies del monumento.

Attori dell'intervento

L’intervento di restauro, riqualificazione e valorizzazione funzionale del Palazzo e del Parco e Giardino segreto di Rivalta, ha visto l’impegno dei seguenti professionisti e imprese:

Palazzo

Committente: Comune di Reggio Emilia

Progettisti:

  • Capogruppo e coordinamento generale, progettazione generale e architettonica: Ufficio Progetti architetti associati - Giorgio Adelmo Bertani e Francesca Vezzali;
  • Collaborazione alla progettazione architettonica e coordinamento sicurezza fase progettazione: architetto Fausto Bisi (Bisi & Merkus studio associato);
  • Progettazione strutturale: ingegner Gabriele Gaiti (Erreci ingegneri associati);
  • Progettazione impianti meccanici: pi Giuseppe Nizzoli (Studio Termotecnici Associati);
  • Progettazione impianti elettrici e speciali: pi Stefano Sola (Studio Tecnico 2 Esse di Stefano Sola).

Direzione lavori:

  • Direttore dei lavori: arch.Fausto Bisi (Bisi & Merkus studio associato);
  • Direttore operativo strutture: ing. Carlo Buratti ( Erreci ingegneri associati);
  • Direttore operativo impianti meccanici: pi Giuseppe Nizzoli (Studio Termotecnici Associati);
  • Direttore operativo impianti elettrici e speciali: pi Stefano Sola (Studio Tecnico 2 Esse di Stefano Sola);
  • Direttore operativo restauri: dottoressa Daniela M. Murphy (National Heritage Conservation).

Sicurezza: coordinatore della sicurezza in fase d'esecuzione: ingegner Alex Iemmi.

Impresa esecutrice: Ati Baschieri srl e Studio Gavioli srl.

Parco e giardino segreto

Committente: Comune di Reggio Emilia.

Progettisti:

  • Capogruppo e coordinamento generale, progettazione generale e architettonica: arch. Francesco Garofalo (Openfabric);
  • Collaborazione alla progettazione architettonica: arch. Alessandro Parodi, arch. Fabrizio Polimone;
  • Progettazione strutturale e impianti e coordinamento sicurezza fase progettazione: F&M ingegneria.

Direzione lavori:

  • Direttore lavori: arch. Giampaolo Lenarduzzi;
  • Direttore operativo agronomo: dottor Giuseppe Baldi;
  • Direttore operativo strutture e impianti: F&M Ingegneria;
  • Direttore artistico: architetto Francesco Garofalo (Openfabric)

Sicurezza: coordinatore della sicurezza fase esecuzione: F&M ingegneria – architetto Alessandro Bonaventura.

Impresa esecutrice: Manelli impresa spa.


Ultimo aggiornamento: 12-04-2024, 12:41

Contenuti correlati