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L'iter di approvazione

Il Consiglio comunale ha approvato – con 19 voti favorevoli (Pd, Immagina Reggio, Reggio è), 3 astenuti (Coalizione civica, M5S) e 6 voti contrari (Forza Italia, Lega Salvini premier, Alleanza civica) – l’adozione del Piano urbanistico generale (Pug), che sostituirà gli attuali strumenti di pianificazione comunale. La definitiva approvazione del Pug è prevista entro la fine del 2022.

L'elaborazione del Pug è stata avviata alla fine del 2019 ed ha coinvolto enti, associazioni, sindacati, ordini professionali, imprese e cittadini attraverso tavoli di lavoro, momenti pubblici di confronto ed incontri diretti.

Dopo l’assunzione del Pug e la presentazione al Consiglio comunale dell’ottobre 2021, è stata aperta una fase di consultazione pubblica, conclusasi a fine gennaio, con la raccolta di osservazioni e contributi, puntualmente controdedotti dall’Amministrazione comunale.

Un complesso e articolato percorso, dunque, che ha tenuto insieme da un lato la necessità di un confronto approfondito vista l’importanza dell’atto, dall’altro il rispetto dei tempi di approvazione del Piano stabiliti dalla Legge Urbanistica regionale al fine di garantire un quadro normativo certo ai cittadini e agli operatori del settore.

Contesto territoriale, ambientale, sociale

Dal 2001 ad oggi Reggio Emilia ha attraversato profondi cambiamenti territoriali, sociali ed economici. Sono cambiati sia il modello di sviluppo della città, riorientato verso la rigenerazione che rappresenta oltre il 97,5% degli interventi edilizi, sia la sua popolazione che non cresce più da ormai dieci anni e contemporaneamente invecchia (+10% della popolazione over 80 e -20% quella under 6).
Nel frattempo, il nostro sistema imprenditoriale ha continuato a rinnovarsi e crescere contribuendo a costruire un bacino che, con Parma e Modena, rappresenta il 42% del valore aggiunto del settore industriale dell’intera regione. Un contesto, dunque, fra i più dinamici in Europa, ma anche fra i più inquinati.
I giorni annui di superamento dei limiti di PM10 sono stati 61 nel 2020, mentre la vulnerabilità alle ondate di calore riguarda quasi 95.000 abitanti. Tuttavia, nella prioritaria sfida della sostenibilità non partiamo da zero come dimostrano anche le recenti classifiche di Legambiente e Italia Oggi che ci pongono ai vertici nazionali in termini di politiche ed azioni per il contrasto ai cambiamenti climatici: sulla raccolta differenziata pari ad oltre l’83%; il verde per abitante e la dotazione arborea; l’estensione delle piste ciclabili.

La strategia e la visione del piano

La visione alla base delle scelte del Piano è quella di migliorare la qualità e sostenibilità della vita delle persone e delle imprese attraverso la valorizzazione dell’unicità del territorio e della sua comunità.

Le missioni e gli obiettivi strategici corrispondo, invece, alle azioni che definiscono il senso e le priorità per la crescita della città:

  • innanzitutto ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050 come condizione necessaria per una maggiore qualità della vita, tenendo insieme l’alta capacità produttiva del nostro territorio, un contesto climatico sfavorevole comune a tutta la pianura padana, ed una sfida tanto ambiziosa quanto urgente come quella della transizione ecologica.
  • la seconda missione è potenziare e qualificare i beni comuni che concorrono ad innalzare il livello di qualità della vita e della coesione sociale: la salute pubblica, gli spazi comuni, le reti, la casa, ma anche i tanti servizi territoriali da quelli culturali, ai trasporti, allo sport fino alla gestione dei rifiuti;
  • infine la terza missione è aumentare l’attrattività della Città come elemento chiave per favorire la promozione di investimenti sul territorio ad alto valore aggiunto, occupabilità e innovazione.

Missione 1 - Neutralità climatica

La prima sfida è rappresentata dalla neutralità climatica come condizione per una maggiore qualità e sostenibilità della vita, nonché per creare le premesse ad un ulteriore sviluppo dell’economia locale

No al consumo di suolo

Il consumo di suolo e passato dal 2001 al 2011, dal 17% al 20,7%. Oggi è pari al 21% e colloca Reggio, alla pari delle altre città medie dell’area padana, fra i territori con la maggior percentuale di suolo urbanizzato.

Tuttavia, la cospicua produzione edilizia a cui abbiamo assistito nei primi anni del 2000 è stata completamente assorbita dal mercato: lo sfitto è infatti pari a solo il 3,7% delle unità immobiliari ovvero circa 3.000 alloggi concentrati nel Centro storico e nelle frazioni a confine con il territorio comunale, in risposta ad un trend di crescita demografica dirompente nel primo decennio del 2000 (+17% di residenti fra 2002-2011 a fronte del +1,2% dal 2011 ad oggi). Inoltre, il residuo relativo a Piani convenzionati è ancora pari 631 alloggi, che con l’attuale trend demografico potrebbero dare risposta ai prossimi 10 anni, nonostante non sia stato approvato nessun nuovo piano residenziale dopo il 2014.

A fronte di questi dati, l’investimento necessario sulla neutralità climatica presuppone, innanzitutto, la drastica riduzione del consumo di suolo attraverso la cancellazione, con il Pug, di 5,5 milioni di metri quadrati di aree urbanizzabili pari a 3.800 alloggi, riservando il 3% del consumo di suolo massimo (pari allo 0,6% del territorio comunale nei prossimi 30 anni) entro il 2050 concesso dalla Legge urbanistica regionale esclusivamente per funzioni produttive, ad alta occupabilità e valore aggiunto, escludendo dunque la residenza ed il commercio.

Il nuovo Piano rafforza, in tal senso, le scelte di questi ultimi anni che hanno già portato alla cancellazione di 2,4 milioni di metri quadrati di aree potenzialmente urbanizzabili in territorio agricolo, pari a 3.460 alloggi e 46.000 metri quadrati di superficie di vendita.

Mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici

Al PUG viene assegnato il compito di individuare le azioni e le dotazioni ambientali per contribuire a ridurre del 55% le emissioni di CO2 al 2030, fino a raggiungere la neutralità climatica al 2050 attraverso:

  • la valorizzazione dei parchi sui quali occorre intervenire soprattutto in termini di gestione e qualificazione dell’esistente, ma anche di implementazione della forestazione urbana mediante la piantumazione, entro il 2030, di ulteriori 100.000 alberi;
  • la creazione di corridoi ecologici continui, in particolar modo nel territorio urbanizzato, attraverso la messa in rete dei parchi urbani e del verde privato nonché la salvaguardia dei cunei verdi per riconnettere la città al territorio rurale;
  • la riqualificazione ecologica e fruitiva del tratto urbano del Crostolo;
  • la realizzazione Parco del Campovolo come nuovo grande parco urbano a nord della città grazie alla piantumazione di oltre 25.000 alberi e 78 nuovi ettari di verde pubblico;
  • la realizzazione del km bianco, ovvero una fascia boscata a cintura dell’autostrada per la compensazione delle emissioni di CO2 provocate dal passaggio degli autoveicoli.

In relazione a questi obiettivi climatici, i settori che subiranno le maggiori trasformazioni, saranno quelli dell’edilizia, dei trasporti, e dell’agricoltura.

Riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio

Per quanto attiene l’edilizia, larga parte del costruito dovrà essere soggetta ad una riqualificazione energetica e sismica spinta. Oggi, infatti, oltre il 75% degli edifici risale a prima della L10/91 e l’82% appartiene ad una classe sismica critica.

ll Piano introduce una serie di semplificazioni, tollerazione, incentivi volumetrici ed economici, come la riduzione del 50% del contributo di costruzione, al fine di promuovere gli interventi di riqualificazione con l’obiettivo di ridurre i fabbisogni energetici, migliorare il comfort ed indirettamente preservare il valore patrimoniale e sociale del tessuto edilizio residenziale esistente.

L’obiettivo è quello di dare continuità all’attuale trend di riqualificazioni, anche in assenza del superbonus, e mantenere il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare almeno al 2% (corrispondente anche all’obiettivo dell’Agenda 2030) raggiunto per la prima volta lo scorso anno.

Mobilità sostenibile

Per quanto attiene la mobilità la strategia è quella di “riconquistare le brevi distanze” come elemento chiave della rigenerazione urbana, per avere ciò che serve alla vita quotidiana ad una distanza sostenibile. Oggi, il 62% della popolazione abita la città dei 15 min, calcolata considerando circa 800 metri a piedi per raggiungere i servizi essenziali oltre ad almeno un presidio di comunità: l’obiettivo del Piano è incrementare questo valore ad almeno il 75% entro il 2030.

I progetti strategici per una mobilità sostenibili sono rappresentati dalla tramvia Mancasale-Rivalta come connessione veloce e sostenibile casa-servizi-lavoro in grado cambiare radicalmente gli stili di vita delle persone, nonché la realizzazione di oltre 30 km di nuove superciclabili, in sede propria, per il collegamento rapido dei quartieri e frazioni esterne alla città storica.

Tra gli obiettivi del Piano vi è anche il completamento del sistema infrastrutturale principale attraverso: la chiusura dell’anello delle tangenziali; il completamento della Via emilia bis verso il casello di Campegine; la nuova Via emilia bis verso est tangenziale a Masone e Bagno; la nuova complanare di Via Gramsci a servizio dell’Arena, dello Stadio e della Stazione AV; la quarta corsia A1 e il Casello Reggio Est; le Tangenziali di Rivalta e Fogliano.

Nella nuova logica di mobilità per l’accessibilità sostenibile, centrali nel progetto di Piano, risultano infine le due grandi porte di ingresso alla città ovvero la Stazione storica come asset anche per la rigenerazione del quartiere stazione e santa croce, e la Stazione AV da potenziare in termini di nuovi servizi per l’utenza e l’area vasta.

Agricoltura sostenibile

Il Piano, rispetto alle funzioni residenziali in territorio rurale, esclude ogni possibilità di nuove urbanizzazioni, incentivando al contempo il recupero del patrimonio esistente attraverso l’utilizzo dell'intero volume e la definizione di un numero adeguato di unità immobiliari, maggiore rispetto alle attuali, per rendere sostenibile, al contempo, l'investimento e l'impatto sul territorio.

In questi anni, abbiamo assistito al consolidamento di una forte economia agricola, composta da oltre 1.000 aziende e allevamenti di cui quasi la metà di dimensione inferiore ai 5ha concentrate soprattutto in periurbano.
Molte di queste imprese non solo producono, ma trasformano e vendono beni e servizi in un processo di progressiva multifunzionalità che ricomprende attività ricettive, didattiche e commerciali che il Piano intende continuare a sostenere. L’attuale strumento urbanistico ci lascia infatti in eredità un apparato normativo innovativo e condiviso con le Associazioni di categoria che pone al centro di tutte le scelte in territorio rurale l’Imprenditore Agricolo Professionale come produttore di eccellenze e custode del paesaggio.

Il Piano prosegue su questa strada, con l’ulteriore sfida di declinare su scala locale la strategia del Farm to Fork promossa con il Green Deal europeo che mira a rendere i sistemi alimentari, a cui è attribuito un terzo delle emissioni globali di gas serra, più equi e rispettosi dell'ambiente. L’obiettivo deve essere quello di fare della sostenibilità un fattore competitivo per la nostra agricoltura aumentando, ad esempio, dal 12% al 25% la SAU biologica, e riducendo al contempo i prodotti chimici fitosanitari e fertilizzanti.

Missione 2 - Beni Comuni

Il Pug affronta la sfida sui beni comuni attribuendo un ruolo centrale ad uno specifico strumento, il Piano di Comunità, esito di questi anni di lavoro dei Laboratori di quartiere, dei Poli dei Servizi sociali, e del confronto con le tante associazioni presenti sul territorio

Con il Piano di Comunità si supera il concetto di standard quantitativo, per valutare prioritariamente ciò di cui ha bisogno il territorio a partire da ciò che è già presente. La città è infatti caratterizzata da un patrimonio straordinario di dotazioni territoriali acquisite nel corso degli anni (61 mq/ab di spazi e attrezzature pubbliche a fronte di una dotazione minima prevista dalla Regione di 30 mq/ab) che, talvolta, presentano evidenti limiti in termini di funzionalità e qualità del servizio offerto.

Fare oggi la città pubblica implica dunque tener conto della necessità di:

  • qualificare e rifunzionalizzare le dotazioni esistenti garantendone un maggior utilizzo e miglior gestione anche attraverso il coinvolgimento della diffusa rete di comunità collaborative presenti sul territorio;
  • promuovere nuovi modelli assistenziali con l’obiettivo di avvicinare la cura al territorio attraverso politiche di domiciliarità dei servizi ed una maggiore diffusione delle Case di Comunità a partire da quella ad Est della Città, affiancando alla rete pubblica il supporto dei servizi privati convenzionati;
  • assegnare allo sport un ruolo fondamentale come leva per migliorare la qualità della vita e la coesione sociale: per questo il PUG fa proprie le scelte del Piano dello Sport approvato lo scorso anno che programma le dotazioni sportive nei quartieri e la rifunzionalizzazione di quelle esistenti;
  • estendere a tutto il Piano le politiche innovative introdotte con città senza barriere attraverso specifici indirizzi per la progettazione inclusiva degli spazi, nonchè deroghe ed incentivi per migliorare l’accessibilità degli edifici alle persone con fragilità ed over 80;
  • completare le opere di urbanizzazione dei Piani ancora attivi o scaduti (basti pensare che oltre il 44% dei PUA approvati dopo il 2001 presenta opere di urbanizzazione non ancora completate).

Il Piano affronta tutto questo a partire dal riconoscimento delle tante centralità presenti:

  • le Frazioni, per le quali occorre potenziare la città dei 15 minuti e garantire una quota di edilizia convenzionata per favorire la continuità dei nuclei famigliari già presenti;
  • i quartieri con valore urbanistico e identitario forte, da salvaguardare nel loro disegno di impianto originale senza precluderne l’ammodernamento tecnologico;
  • ambiti che necessitano di ambiziosi progetti urbani di rigenerazione: la Zona Stazione e Ospizio a partire dal potenziamento delle funzioni di interesse pubblico e la qualificazione dell’offerta residenziale; Santa Croce; la Via Emilia in particolar modo attraverso la valorizzazione della città pubblica. I

Diritto dell'abitare

Fra i beni comuni, il diritto alla casa è uno dei principali punti di debolezza che mostra oltretutto una crescente criticità. La casa è un elemento essenziale per garantire un futuro solidale e inclusivo: a parità di reddito, infatti, le spese abitative giocano un ruolo determinante nel limitare o favorire i processi di impoverimento.

Negli ultimi dieci anni è incrementata fortemente la tensione ed emergenza abitativa a causa di condizioni di precarietà lavorativa, dell’incremento della popolazione in condizione di povertà relativa, della crescita dei nuclei familiari monopersonali.

Contemporaneamente, se il patrimonio di edilizia residenziale pubblica è stato oggetto di rilevanti investimenti finalizzati alla riqualificazione urbana ed energetica, la contrazione degli investimenti statali, non ha consentito di aumentarne la dotazione delegando tale domanda al mercato dell’abitare privato, senza tuttavia riuscirci, visto il sostanzioso aumento delle famiglie in graduatoria per l’assegnazione di un alloggio ERP.

Il Piano delinea pertanto nuove strategie finalizzate a:

  • sviluppare una nuova fase di investimenti pubblici per la rigenerazione dei quartieri popolari e l’incremento dell’offerta di ERP ed ERS che caratterizzerà profondamente i prossimi 10 anni anche attraverso l’attrazione di risorse dei fondi nazionali ed europei 2021-2027;
  • dare risposta ad una nuova domanda abitativa collegata alle modifiche demografiche (anziani autosufficienti) e sociali, nonché a nuove opportunità offerte dalla città (università);
  • definire una quota minima di ERS in tutte le nuove grandi trasformazioni della città esistente, e destinare una parte di questa ad affitto convenzionato.

Missione 3 - Attratività

La terza e ultima sfida è rappresentata dall’attrattività come elemento chiave per una politica urbana che vuole favorire la promozione di investimenti ad alto valore aggiunto ed occupabilità sul territorio.

Commercio

Tra le attività di impresa, quelle commerciali, giocano un ruolo fondamentale nella costruzione della Città dei 15 minuti.

A partire dall’analisi del contesto, che mette in evidenza un sostanziale assestamento del commercio fisico a favore di una crescente incidenza dell’e-commerce, il Piano mette in campo una serie di misure concrete ed incentivi edilizi a sostegno degli esercizi commerciali di vicinato, riconoscendone il ruolo non solo economico, ma anche di presidio sociale e promotore di comunità.

Al contempo vengono cancellati oltre 145.000 metri quadrati di superficie di vendita e si esclude la possibilità di realizzare sia nuove grandi superfici alimentari, sia centri commerciali fuori dal centro storico.

Attività produttive

Il contesto economico reggiano, fortemente dinamico, con elevata propensione all’innovazione e all’export, necessita di un Piano urbanistico in grado di parlare il linguaggio dell’impresa: rispettarne i tempi e assecondarne le esigenze.

Il Pug introduce a tal fine una drastica semplificazione delle procedure e normative per favorire la riqualificazione e l’ampliamento degli edifici produttivi dal punto di vista funzionale, logistico, energetico e sismico.

I poli produttivi specializzati verranno rigenerati sul modello del Parco industriale di Mancasale e del Villaggio Crostolo grazie a maggiori servizi per le imprese e i lavoratori, riqualificazione dello spazio pubblico, potenziamento della sicurezza e dell’accessibilità. Per accelerare questo processo il Contributo di costruzione dovuto nel caso di nuovi interventi edilizi sarà destinato alla realizzazione di opere di interesse pubblico interne al polo industriale.

Ulteriore finalità del Pug è quella di attrarre nuovi investimenti, garantendo la rapidità e certezza nei tempi dei procedimenti attraverso un ampio utilizzo, nei processi di rigenerazione, degli interventi edilizi diretti, mentre l’insediamento di nuove aziende potrà beneficiare di procedure semplificate che ne riconoscano l’interesse pubblico.

Sarà inoltre sempre possibile, per le imprese insediate, richiedere ampliamenti, anche in deroga alle previsioni di Piano, al fine di adeguare gli impianti produttivi alle nuove esigenze aziendali. Rientrano dentro tale definizione anche gli interventi funzionali alla creazione di nuovi spazi per la logistica dell’azienda, attraverso procedure edilizie semplificate con l’obiettivo di incentivarne l’internalizzazione a garanzia della qualità dell’intervento e dell’offerta lavorativa, mentre si esclude la possibilità di realizzare poli logistici multi-cliente esterni al territorio urbanizzato.

Semplificazioni normative a favore di nuovi investimenti saranno estese anche ai poli produttivi di rilevanza comunale, mentre per gli ambiti polifunzionali, caratterizzati dalla presenza sia di attività produttive che terziarie e da una elevata dinamicità nella trasformazione degli immobili, il Pug introduce la massima flessibilità nei cambi di destinazione d’uso.

Poli di area vasta

In ultima analisi, l’attrattività del territorio, passa dal successo dei poli di area vasta della città, ovvero quei luoghi significativi che rappresentano i motori per uno sviluppo di qualità e su cui fondare l’idea di futuro.

Il riferimento ai Poli è, in prima battuta, alle previsioni di PSC modificate in base alle recenti dinamiche di investimento pubblico e privato su alcuni ambiti specifici del territorio, ovvero:

  • l’area nord: il Parco Industriale di Mancasale; la stazione AV e il casello dell’Autostrada; Via Gramsci; lo Stadio; RCF Arena e il Parco del Campovolo;
  • il Centro Internazionale Loris Malaguzzi e il Parco Innovazione esteso a tutta l’area delle Reggiane destinato ad ospitare il 4° polo universitario sul digitale;
  • il Campus Universitario al San Lazzaro e le altri sedi di Unimore;
  • l’Ospedale;
  • la città storica.

Città storica

Per quanto attiene la città storica, l’importante innovazione introdotta dal PSC che ha superato il concetto di centro storico proponendo, appunto, quello di città storica, viene ulteriormente dilatata dal Piano ricomprendendo, oltre ai tessuti residenziali immediatamente confinanti con il centro, anche tutte quelle polarità – esistenti e potenziali – che con esso presentano strette relazioni ed analogie: il Polo Scolastico di Via Makallè, viale IV Novembre e la Zona Stazione, Santa Croce esterna, l’ambito di riqualificazione del CAP-MAPRE.

Nel Piano, il centro storico, assume il ruolo di grande attrattore d’area vasta, non solo in un ottica di marketing territoriale, ma soprattutto come sistema economico integrato, fatto di prodotti e servizi per la città e il territorio. Il Centro storico è, in tal senso, pienamente inserito nella realtà socio-economica contemporanea con tutte le sue contraddizioni, ma anche le sue opportunità.

Occorre infatti riconoscere al centro dinamiche edilizie uniche rispetto al resto della città: ogni anno vengono recuperati il 30% degli immobili in più rispetto al resto del territorio comunale. Al contempo però la percentuale dello sfitto è ancora superiore alla media comunale (5% contro il 3,5%) a dimostrazione di un potenziale non completamente espresso in termini soprattutto di funzioni residenziali (i residenti in centro storico sono cresciuti infatti solo del 2% dal 2001-2019 contro il 21% dell’intero comune).

Per incentivare tali dinamiche si prosegue, da un lato, nella logica già introdotta con la recente variante al RUE di liberalizzazione degli usi insediabili e accelerazione dei processi amministrativi, dall’altra occorre investire per potenziare le funzioni insediate ed attrarne di nuove a partire da quelle terziarie (sono oltre mille le imprese in centro storico e 2000 dipendenti pubblici) e scolastiche (comprendendo l’ultimo investimento dell’università al Seminario sono oltre 6800 gli studenti in centro).

Infine, particolarmente interessanti, per ospitare funzioni di interesse pubblico, risultano alcuni ambiti del che il Piano individua come da rigenerare e rifunzionalizzare: il mercato coperto ripensato in chiave di vetrina delle eccellenze alimentari del territorio; la Caserma Zucchi e l’ex adrenaline per nuovi spazi funzionali all’educazione e alla città pubblica; l’ex OPG ed ex Omni per funzioni a servizio e residenziali; i poliambulatori di Via Monte San Michele; le ex carceri di San Tommaso.

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Ultimo aggiornamento: 29-02-2024, 12:50