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Sono state 180 le persone che sabato scorso hanno preso parte alla quarta edizione di ‘L’architettura dipinta in centro storico’, iniziativa che offre l’opportunità di ammirare il rilevante patrimonio storico, artistico e culturale presente nel centro storico di Reggio Emilia, con visite a dimore storiche private e pubbliche, aperte per l’occasione. Le visite sono state promosse dal servizio Rigenerazione urbana del Comune di Reggio Emilia e dai Musei civici in collaborazione con Adsi – Associazione Dimore storiche italiane, sezione Emilia-Romagna.

Per l’occasione hanno aperto le proprie porte al pubblico oltre 6 dimore storiche private e pubbliche di grande interesse artistico e architettonico, all’interno della Città storica - Palazzo Tirelli, Palazzo Brami, Palazzo Sacrati Terrachini, Palazzo Cassoli Tirelli, Palazzo delle Bonifiche, Villa Zironi – e la chiesa di San Giovanni Evangelista (nota come San Giovannino) che custodisce affreschi e tele di grandi artisti del Barocco emiliano: edifici i cui interni solitamente non sono visibili appunto al grande pubblico. Ogni visita è stata accompagnata da un esperto che ha illustrato le diverse peculiarità del bene storico-culturale: lo storico Nicola Tirelli Prampolini e la dottoressa Vida Borciani, gli architetti Enrico Manicardi, Anna Vittoria Zuliani, Mauro Severi, Maria Cristina Costa, Paolo Bedogni e l’avvocato Domenico Turazza. Le visite sono state inoltre completate con un inquadramento storico artistico da parte della storica dell’arte Maria Montanari di Musei civici di Reggio Emilia.

Una nuova giornata di visite guidate al patrimonio storico della città di Reggio Emilia è prevista a ottobre 2024.

Il legame con i musei civici

Il filo rosso che unisce le decorazioni pittoriche presenti nelle dimore storiche e le collezioni dei Musei civici – è emerso nel corso delle recenti visite all’e Architetture dipinte - sono gli stessi autori che le hanno realizzate, con un corpus particolarmente significativo di dipinti e disegni, autoritratti e bozzetti.

Le realizzazioni artistiche aventi per oggetto la rappresentazione prospettica e scenografia è infatti costituita da 141 fogli che coprono un arco cronologico che va dalla fine del XVII secolo alla metà dell’Ottocento, testimoniando la vitalità di una ricerca artistica che vede molti protagonisti reggiani attivi sulle scene dei principali teatri europei, e nello stesso tempo autori delle decorazioni realizzate nelle dimore del centro storico reggiano.

Il passaggio a Reggio Emilia dei fratelli Bibiena tra il 1688 e il 1696 rappresenta una svolta per la produzione artistica locale che, da lì a breve, sarà in grado di esprimere personalità come Giovanni Antonio Paglia - attivo nel 1741 nelle pitture del soffitto del Teatro di Cittadella - e Prospero Zanichelli (1698-1772), nella cui produzione si rivela un progressivo interesse per la dialettica ombra/luce, a cui viene affidato un ruolo fondamentale nell’individuazione della progressione prospettica degli spazi.

Si ricorda Francesco Fontanesi (1751-1795), esponente autorevole nel solco della tradizione emiliana, ma anche di essa profondo innovatore, l’apertura a una più motivata ricerca tra funzione e rappresentazione, e la sistematica riduzione degli elementi di scena, più funzionali al testo e coerenti tra di loro, e che si unisce a un più accentuato utilizzo delle luci attraverso l’accostamento marcato del bianco e del nero e l’uso di colori intensi e variati.

Aspetti che nel XX secolo ritrovano una collaudata e colta ripresa nelle opere di Giulio Ferrari, artista oltre che illuminato collezionista a cui dobbiamo un nucleo importante dei disegni antichi del Palazzo dei Musei.

Tra i disegni di architettura, di cui sarà da affrontare uno studio sistematico, sono state scelte alcune vedute di cupole, soffitti e ‘sott in su’, testimonianza del quadraturismo prospettico, che dilata lo spazio, come è stato possibile vedere nella navata di San Giovannino, dove la volte a botte viene ampliata prospetticamente.

Le visite precedenti di ‘L’architettura dipinta in centro storico’ hanno permesso di illustrare queste significative testimonianze opera degli artisti reggiani, ad esempio il trompe l'oeil di Palazzo Panciroli ora Manenti, di Palazzo Linari, di Palazzo Malaspina e di Palazzo Saporiti Gropallo, degli scaloni di Palazzo Bertani, di Palazzo Ancini e di Palazzo Masdoni, tra gli altri.

Questi, a loro volta, sono in parte frutto del lavoro artistico dei personaggi presenti sulla scena reggiana dalla fine del Cinquecento all’Ottocento, da Niccolò dell'Abate a Vincenzo Carnevali e Prospero Minghetti, inseriti con i loro autoritratti nelle collezioni dei Musei civici. L’analisi del Piano del Colore permette di completare, con riferimenti ancora visibili, il quadro complessivo della loro produzione artistica.

Il progetto

“L’architettura dipinta in centro storico” – un progetto nato nell’ottobre 2022, che ha prodotto la realizzazione di diverse giornate di visita molto apprezzate dai cittadini - approfondisce la conoscenza del sistema storico consolidato della città, promuovendo le visite guidate gratuite all’interno dei fabbricati a seguito dell’aggiornamento del Piano del Colore, da parte dell’Amministrazione comunale.

Il nuovo Piano del Colore, redatto per il nuovo Piano urbanistico generale (Pug), individua le modalità per una corretta conservazione, manutenzione e salvaguardia di questo patrimonio unico di facciate e elementi architettonici, dei relativi materiali e dei colori. Il Piano rappresenta perciò una guida di riferimento per proprietari di immobili, professionisti del settore e imprese impegnati in interventi di riqualificazione, con l’obiettivo di preservare i caratteri artistici propri delle facciate presenti nel centro storico e tutelare gli apparati decorativi che caratterizzano l'edificio stesso. I compendi immobiliari visitati sono infatti tutti sottoposti a tutela architettonica, sia essa di provenienza ministeriale o dagli strumenti territoriali comunali, e sono spesso di proprietà di soci dell’Adsi.

L’Associazione Dimore storiche italiane riunisce i proprietari di immobili storici di tutta Italia, che rappresentano una componente importante del nostro patrimonio culturale. Le dimore storiche sono infatti beni culturali tutelati dallo Stato, che ne deve favorire la conservazione, e sono affidati alla responsabilità dei proprietari. Trattasi quindi di un patrimonio vasto ed eterogeneo: case e palazzi, ville e castelli, ma anche giardini e tenute agricole, che sono distribuiti in tutto il Paese e costituiscono un museo diffuso: ognuno di questi beni ha infatti una precisa identità, unica in Europa: per la sua storia, per il suo valore culturale e per lo stretto legame con il territorio di riferimento. Numerosi sono i soci che detengono gli immobili presenti nel centro storico di Reggio Emilia e che pertanto hanno aderito alla proposta di partecipare a questa iniziativa e alle altre che l’hanno preceduta.

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Ultimo aggiornamento: 13-03-2024, 14:17