La riqualificazione del Capannone 18, così come quella del Capannone 17, entrambi adiacenti al Tecnopolo (Capannone 19), è strategica per lo sviluppo del Parco Innovazione di Reggio Emilia e dell'intera area.
L'intervento, promosso da Comune di Reggio Emilia e sviluppato da Stu Reggiane spa, società di trasformazione urbana pubblico-privata costituita dallo stesso Comune e da Iren Rinnovabili, rientra infatti nel vasto progetto di recupero e valorizzazione dell'area delle Officine Reggiane e del quartiere Santa Croce, quale luogo di sviluppo economico, relazione e formazione.

La riqualificazione, progettata e diretta dall’architetto Andrea Oliva ed eseguita dall'impresa Allodi di Parma, ha riguardato 8.600 mq tra uffici e laboratori che ospitano 7 unità immobiliari e circa 400 persone, per un investimento totale di 15 milioni di euro, finanziati in parte da risorse pubbliche (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - Piano nazionale Città) e in parte da risorse private dei soggetti acquirenti, imprese importanti, con interesse verso programmi di ricerca e sviluppo, quali Ask Industries, Bema/Elettric80, Grasselli spa, Studio Alfa e Webranking.

Ad ottobre 2023 il progetto ha ricevuto un importante riconoscimento: il Premio In/Architettura 2023 Emilia-Romagna, per la categoria "Rigenerazione".
L’iniziativa, promossa da In/Arch – Istituto nazionale di architettura, Ance con Archilovers, col patrocinio di Anci e Cnappc, è volta a valorizzare l’opera costruita, intesa come esito della partecipazione di soggetti diversi: dal committente agli imprenditori, ai produttori di componenti, oltre naturalmente ai progettisti.

Da grande "Basilica" della meccanica del novecento...

Il Capannone 18 è un colosso lungo 174 metri e largo 40, una cattedrale della meccanica, ed ora delle moderne tecnologie, composta da tre navate di altezza diversa: a sud la minore a falda unica di 8 metri, al centro la maggiore a doppia falda di 18 metri e a nord quella a due spioventi di 15 metri.

L’architettura è costruita su uno scheletro di 28 portali in acciaio chiodato, che compongono una prospettiva organizzata in piazze di lavoro, in cui si ospitavano differenti fasi della costruzione di enormi serbatoi, locomotive a vapore e altri componenti meccanici. Il Capannone 18, ai tempi delle Officine Meccaniche Reggiane era infatti chiamato “Caldareria”. Parte integrante della geografia delle Reggiane, questo edificio testimonia il periodo di massima estensione, sia operativa che commerciale.

… Al restauro per farne un luogo da vivere…

La vera innovazione progettuale sta nella conservazione integrale, che valorizza le Reggiane come bene storico-culturale della città e icona della sua memoria. è stato realizzato un restauro totale non solo del manufatto, ma anche dei residui di lavorazione, delle macchie, delle scritte, delle imperfezioni.

Si recuperano e rendono leggibili i ‘segni del tempo’, che raccontano il lavoro e la vita alle storiche Officine. La fabbrica, dopo la bonifica dall’amianto e il consolidamento strutturale, ha ritrovato il suo aspetto originale; la sostituzione per parti del manto di copertura ha introdotto ampi scorci di luce naturale, che oltre a rappresentare la fonte di illuminazione ideale degli interni per il benessere dei lavoratori, ha permesso una reinterpretazione dello spazio: corti urbane su cui si attestano nuovi affacci, piazze e attraversamenti.

… E un hub contemporaneo

Coniugare testimonianza e innovazione è stato possibile grazie a una nuova costruzione (l’interno nuovo) nel già costruito (l’edificio storico).

L’esterno prosegue all’interno mediante la sequenza di portali e squarci zenitali. I volumi, inseriti all’interno del grande vuoto basilicale, sono adibiti prevalentemente ad uffici e laboratori, realizzati mediante la giustapposizione di blocchi in legno, introducendo flessibilità e reversibilità degli spazi.

Sul piano fisico e spaziale, le forme astratte, scorrevoli e sovrapposte si combinano con terrazze, sbalzi e ponti per disegnare un paesaggio di relazioni fisiche che porta i soggetti residenti ad una necessaria collaborazione, una contaminazione del sapere scientifico-tecnologico e umanistico, che è filosofia del Parco Innovazione e matrice dell’Economia della conoscenza che nel Parco si va realizzando.