ANCORA UN'ESTATE

Anne inizia una pericolosa relazione con il figlio che suo marito ha avuto da una precedente relazione.
ANCORA UN'ESTATE
Data:
28/03/2024
Orario:
21:00
Rassegna:
Prima visione
Regia:

Catherine Breillat

Anno:
2024
Origine:

Francia

Durata:
104'
Fasce di pubblico:
Adulti

Anne è un avvocato specializzato nella difesa di minori abusate. Ha un marito, Pierre, e due bambine adottate. Un giorno arriva nella loro bella casa Theo, diciassettenne figlio di primo letto di Pierre. I due inizialmente non si sopportano per poi invece essere attratti l'uno dall'altra con tutte le conseguenze che questa relazione può comportare....

Cast e Credits

con Léa Drucker, Samuel Kircher, Olivier Rabourdin, Clotilde Courau, Serena Hu

Costo

Ingresso unico 5.50€

Informazioni aggiuntive

Versione originale con sottotitoli in italiano

Critica

L'argomento, come si può desumere dalla breve sinossi, sta perfettamente nelle corde di una regista che soffre per l'incasellamento nella categoria del porno più o meno soft con pretese intellettualistiche. Che nel suo passato c'è stato (anche con qualche caduta di stile) ma che si è sempre più depurato per giungere a questo film a cui il decennio sabbatico ha fatto bene.

Perché qui si lavora davvero su più piani lasciando alle spalle quel moralismo che la Breillat detesta ma non rinunciando a porsi delle domande. Perché il lavoro che Anne ha deciso di praticare, con un'umanità e un'attenzione che non tutti i professionisti posseggono, la mette (fin dalla prima inquadratura del film) a confronto con minorenni che hanno subìto abusi di carattere sessuale a cui offre tutto il suo sostegno in aula e fuori. Quando si trova dinanzi a una passione sempre più incombente nei confronti di Theo è quindi perfettamente consapevole che il confine con l'abuso, anche se nei confronti di un giovane di sesso maschile, è estremamente labile.

Deve essere stata questa la sfida che ha conquistato Breillat: far emergere la purezza e l'intensità di un rapporto che, se visto dall'esterno, non può che essere deprecato. Il suo lavoro sui corpi questa volta lascia pochissimo spazio al voyeurismo pur non rinunciando a scrutare nel profondo dei suoi protagonisti.

Recensione di Giancarlo Zappoli