Si avviano al restauro, al recupero funzionale e alla valorizzazione le vestigia settecentesche della Reggia di Rivalta. Per il Palazzo, edificio superstite del vasto complesso ispirato ai modelli di Versailles e Colorno – di cui costituiva l’Ala sud - quale luogo di svago e delizie, si avvicina il cantiere, nell’ambito del Progetto nazionale Ducato Estese. Dopo l’approvazione da parte della giunta comunale del progetto esecutivo, la gara per l’affidamento dei lavori relativi al Palazzo è prevista in ottobre, l’inizio dei lavori nella primavera 2021 e la fine lavori nella primavera 2022. L’intervento è finanziato dal ministero per i Beni culturali e il Turismo (Mibact) con 2 milioni di euro.
“Si tratta di un risultato di portata storica per la nostra città a cui viene restituito un patrimonio storico culturale di grande valore e particolarmente significativo per la promozione del territorio – ha detto oggi il sindaco Luca Vecchi illustrando il progetto alla stampa – Le tempistiche sono ben definite e ci permettono di passare da quello che nel 2004, quando iniziò il dibattito cittadino sul futuro di questo spazio, era soltanto un sogno a una certezza, con l’inizio dei lavori a primavera 2021 e la fine la primavera successiva. Attraverso questa operazione di rigenerazione, un edificio fino a oggi in disuso si arricchisce di nuovi significati e amplia le opportunità che la città può offrire”.
All’incontro con i media sono poi intervenuti direttore dell’Area Programmazione territoriale e progetti speciali Massimo Magnani e l’architetto Francesca Vezzali dello studio Ufficio progetti Architetti associati, che hanno presentato i diversi aspetti del progetto.
Tra antiche scalinate e alberi rigogliosi
Il recupero dei beni storico-architettonici rimasti si estenderà, non solo alle Grotte, al Muro di cinta, alla Grande fontana ovale e al Belvedere, ma anche alla Scalinata che collegava il Palazzo al Parco e alle due Fontane che adornavano il Parterre: tutti questi manufatti sono tornati alla luce nel corso di ricerche, saggi e scavi archeologici propedeutici agli stessi interventi.
La scalinata, in particolare, consente la discesa dalla Corte ducale al Parco, poggiando all’estremità inferiore sul limitare del Parterre, che verrà ricostituito nelle forme settecentesche. Nell’area del Parterre e del Parco – questa un’ulteriore novità – rimarranno conservati i filari o gruppi di Gelsi.
Sempre in tema di verde, saranno piantati 695 nuovi alberi, che si aggiungeranno ai 240 esistenti. L’area sarà perciò dotata complessivamente di 935 alberi.
Un palazzo tra Reggio e l'Europa
Dopo l’acquisizione del bene da parte del Comune, nel 2004, l’Amministrazione ha provveduto al rifacimento della copertura del Palazzo nel 2009 e alla realizzazione del sistema di accesso e dei parcheggi nel 2013, con investimenti per circa un milione di euro.
Sono stati eseguiti inoltre, con la collaborazione dei cittadini e dell’associazione Insieme per Rivalta, interventi manutentivi puntuali e di cura del verde, che hanno permesso il riutilizzo, seppur parziale, del Palazzo (piano seminterrato), e la riapertura alla città del Parco facendoli divenire in breve tempo punti di riferimento per la comunità, frequentati luoghi di svago e di produzione di eventi culturali e di intrattenimento, fra cui la programmazione di Restate e mostre di Fotografia Europea.
Per quanto riguarda il Palazzo, il ‘Cantiere estense’, nell’ambito del Primo stralcio di lavori, si concentrerà sul consolidamento antisismico delle strutture, sulla realizzazione delle principali dotazioni impiantistiche e sul restauro delle facciate; al Piano nobile, parte est e Torrione est, si prevede inoltre la realizzazione e il completamento delle opere di restauro che interessano fra l’altro le pareti interne, i dipinti e gli intonaci, i pavimenti, le finiture, le dotazioni impiantistiche (elettriche, meccaniche, idriche e antincendio) e il miglioramento della accessibilità degli spazi a tutti, con puntuale superamento delle barriere architettoniche e percorsi adeguati.
L’architettura del Palazzo di Rivalta è basata sulla composizione e il linguaggio neoclassico i cui elementi caratterizzanti sono ancora ben distinguibili: la simmetria, la progressione degli elementi, la gerarchia e la moderazione. Questo profilo estetico e culturale originale è al centro del complesso intervento di restauro, recupero funzionale e valorizzazione dell’edificio.
Un progetto che rispetta la storia e l’identità del complesso monumentale, misurandosi con il superamento dei ‘segni’ - spesso impietosi – lasciati dal tempo e dai rivolgimenti politici e con le istanze di valorizzazione e attrattività alla scala di quartiere, cittadina, nazionale e internazionale, di fatto in linea con il rilievo storico e politico, italiano ed europeo, degli Estensi in otto secoli di dinastia.
Rinascono eleganti finestre, colori antichi di intonaci e affreschi
Il progetto esecutivo del primo lotto di intervento di restauro, recupero funzionale e valorizzazione del Palazzo prevede:
In particolare, nelle superfici esterne sarà rimosso l’intonaco ove strettamente necessario e sostituito con malte di calce e di inerti simili a quelli esistenti. Ripristinata la continuità dell’intonaco, si procederà al ripristino della cromia originale impiegando coloriture composte da calce e pigmenti naturali. Gli elementi compromessi delle balaustre e i laterizi sagomati saranno sostituiti con elementi appositamente ricostruiti con forma e materiali simili agli originali. Le decorazioni plastiche in stucco saranno restaurate, ripristinando la continuità materica nelle forme e dimensioni originali. La riapertura delle finestre tamponate e il ripristino delle tamponature dipinte esistenti in origine rappresenta il principio che guiderà il recupero delle facciate nord, est ed ovest a ricostruire la regolarità e l’eleganza scenografica che caratterizzavano l’edificio nel suo stato originale;
Saranno restaurate le Sale monumentali, una delle quali caratterizzata da un notevole Trompe l’oeil eseguito nel Torrione est dal pittore modenese Giacinto Venturi (allievo di Francesco Stringa), che si occupò della dipintura dell’architettura e degli ornamenti impiegando per lo più pitture ad olio e tempera.
Data la scarsa qualità dei pavimenti esistenti e soprattutto il loro pessimo stato di conservazione, si propone un rifacimento coerente con gli originali.
Una rampa verde, superfici in cotto e riecco la terrazza belvedere
Sono previsti inoltre:
Il progetto esecutivo di questo stralcio di lavori costituisce anche una sorta di start up nello sviluppo dell’offerta degli spazi recuperati, con un primo fondamentale nucleo di attività rappresentative ed espositive e di accoglienza dei visitatori, sia per la Reggia, sia per l’intero sistema del Giardini segreto e del Parco ducale.
Progettisti
Il gruppo di progettazione per il restauro, il recupero funzionale e la valorizzazione del Palazzo è costituito da:
Cenni e curiosità storiche
La zona pedecollinare del comune di Reggio Emilia è da stata per secoli luogo di villeggiature delle famiglie nobili e in Rivalta, nell’area in cui sorgerà la Reggia, era da tempo presente un importante Palazzo delle Delizie appartenuto al principe Borso d’Este prima, a suo figlio Foresto poi.
Ampliato per farne la residenza del Signore di Modena e Reggio, alla sua morte fu abbandonato e Foresto accondiscese alle richieste del nipote Francesco, che diverrà il duca Francesco III d’Este, per farne un luogo in cui stare vicino Carlotta d’Orleans, sua moglie, nipote del re di Francia e amante del bel vivere, che nel frattempo era impegnata nella ristrutturazione di Rivaltella.
I lavori iniziarono nel 1724 in continuità con l’edificio precedente, tesi confermata dai recenti studi pubblicati di Walter Baricchi e Alberto Cadoppi nei quali si riporta la testimonianza coeva del cronista Febo Denaglia: “ …Il palazzo è grandioso, e vago, ma come che alzato già sul vecchio ha i suoi notabili difetti. Pure è magnifico, vasto con due grandi, e lunghe ali laterali, vari torrioni con un gran cortile”.
L’ideazione e la progettazione della Reggia è attribuita, dalle fonti, a Francesco con la direzione tecnica dell’architetto reggiano Giovanni Maria Ferraroni: “…il giovane marito si sentì stimolato a compiere una grande impresa architettonica per far bella figura con l’impegnativa e altolocata moglie, abituata ai grandiosi palazzi, Versailles sopra tutti”.
Nella rinnovata forma, la parte centrale del Palazzo (ora distrutta) era destinata al Signore, ai suoi dignitari e ospiti, mentre le due ali che definiscono la Corte d’onore, a luoghi di servizio e alloggi per il personale.
Nella descrizione riportata nel Bollettino storico reggiano del giugno 2017 di Alberto Cadoppi “… un Palazzo di chi impera, e regna” si illustra un inedito poema manoscritto settecentesco riguardante la Reggia di Rivalta con una puntuale descrizione del Palazzo:
“…Aquile, Gigli, e Poggi il muro alzorno/A tal, che il tetto a ognun, s’asconda e copra;/Tra cento balaustri e loggie intorno/Appar più altera, e più brillante l’opra; tal l’eleganza è del real soggiorno, / ch’uom non v’è, che difetto in Lei discopra:/Il liscio aspetto un primo albor d’aurora, /il resto un bianco cenerin colora”.
Forte fu l’influsso francese nelle finiture e negli arredi com’è testimoniato dal poeta Pietro Antonio Margini, consigliere della Corte che si occupò degli edifici ducali a Reggio: le murature del piano terreno erano caratterizzate dal rivestimento ligneo (boisè) laccato bianco con cornici dorate (a destra con l’ingresso alle spalle), con damaschi di color verde e ornamenti floreali nell’altro appartamento. Le superfici voltate nella Gran Sala e nella Galleria erano affrescate dalle sapienti mani del quadraturista Giacinto Venturi e del figurista Francesco Vellani con scene in rappresentanti “Amor, le Grazie, il Riso e i Genj apparte/fra Gigli, e fior con musici strumenti”.
Le pavimentazioni, nella parte nobile del complesso, erano in legno intarsiato a diversi disegni la cui presenza, rinvenuta dall’architetto Baricchi, è ancora testimoniata nella Torre di nord.
Alla ricchezza del corpo centrale si contrapponeva la sobrietà delle stanze nelle ali, una delle quali oggetto di intervento, in cui le superfici verticali ed orizzontali erano dipinte con semplice scialbo di calce, le pavimentazioni in tavelle o quadrotte di cotto ed arredate con estrema sobrietà: un semplice tavolino di pioppo, due sedie di noce e, quando la stanza era camera da letto, un letto alla francese con materasso.
I risultati delle stratigrafie, effettuate in preparazione ai lavori di restauro attuali, ben descrivono, confermandolo, il modesto livello di finitura in questi luoghi, scialbi di calce occultate nel tempo da successivi tinteggi, sovente eseguiti con tempere magre e idropitture per interni.
I lavori edili si conclusero alla fine degli anni ’30 del Settecento, periodo confermato dalle bolle di pagamento ancora conservate presso gli Archivi fra le quali si legge per il tinteggio degli esterni “… Terra rossa per tinte di facciata…”, “…terra verde a far vernice cò biacca per balaustrate nela terrazza…” (1737).
La conferma dei lavori finiti ci viene dall’Inventario del Palazzo di Rivalta conservato presso la Biblioteca Panizzi.
In questo documento vi è un’attenta descrizione dei contenuti delle stanze appartenenti all’oggetto di intervento, con la sola eccezione della parte di edificio di ponente di cui è presente solo l’ultimo piano completato mentre i restanti, fra i quali il mezzanino, probabilmente saranno finiti fra il 1830 e il 1839 quando questa parte fu occupata da una guarnigione tedesca.
A tale ultima fase è ascrivibile la variazione della tipologia dei solai lignei con l’infittimento dei piani ed in particolare la ripartizione degli stessi che soffoca, dimezzandola, la volumetria del piano corrispondente all’ordine monumentale delle finestre in particolare del piano rialzato, oltre al voltone passante verso il Giardino segreto.
Il complesso monumentale necessitava di continui interventi manutentivi, tant’è che nel 1765 il Tarabusi annota una riparazione nel tetto, perché era stata “… costruita nel principio in tal maniera che non poteva di meno non dare una quotidiana spesa di quelle che dà”.
Fino al sesto decennio del XVIII Secolo la Reggia fu occupata dalla Famiglia Ducale, la cui presenza diminuì per i nuovi impegni assegnati al duca quale governatore della Lombardia austriaca.
I grandi stravolgimenti politici dell’Europa a seguito della Rivoluzione francese, accelerarono il decadimento della Reggia, che fu spogliata e il corpo centrale atterrato nei primi anni dell’Ottocento.
Il cosiddetto ‘Palazzone’ superstite fu poi occupato da colerosi, seminaristi e recentemente, durante la seconda guerra mondiale, da sfollati, gruppi che non modificarono significativamente l’assetto distributivo e la facies del monumento.